L'importanza del coraggio
1823. Rugby, Inghilterra. Nel prestigioso college della cittadina si sta disputando una partita di calcio. William Ellis, un giovane studente, si rompe i coglioni e decide di "prendere il piano e capovolgerlo". Afferra il pallone con le mani e corre verso la porta avversaria. Fa goal o meglio, meta. Un gesto, una liberazione. Da qui è nato lo sport che, prima delle ultime imprese degli azzurri al 6 Nazioni, in Italia non interessava a molti. Il Rugby. Sacrificio, sudore, passione, altruismo e soprattutto coraggio. Pensandoci sono le doti più importanti nello sport così come nella vita. Difficile truccare una partita, facile appassionarsi, questa è la caratteristica che me lo fa apprezzare di più. Quanto coraggio abbiamo? Quanta voglia c'è di cambiare e migliorare? Spesso mi viene voglia di prendere le situazioni con le mani e portarle oltre la linea di meta, schiacciarle a terra ed esultare. Citando Toni Servillo ne "Le conseguenze dell'amore" di Paolo Sorrentino che dice: "Ci vuole coraggio a morire in modo rocambolesco", io dico che ci vuole coraggio a VIVERE in modo rocambolesco. Entrare nella mischia, avanzare, spingere, poi quando spuntano fuori i problemi placcarli. Coraggio. Ci vuole coraggio.
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4 Comments:
Post stupendo, magari il Rugby riuscisse a mettersi alla pari di questo calcio che c'è ora, che genera solo odio gli uni con gli altri, offese etc.. Il Rugby è paradossalmente più per le famiglie nonostante sia così duro. W il Rugby ed il buon calcio!
Bravo Lord Joe, hai colto la sottile linea Pulp che separa il violento dalla'appassionante. Il paradosso. W il rugby cazzo, e il buon calcio, quel poco che c'è rimasto.
si, gran bello sport... però co sti DVD delle partite m'hanno rotto proprio er cazzo!
Tranquillo prof, purtroppo e per fortuna presto smetterai di farne...
Ps: L'archivio vive!
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