Fai calare la tua vendetta
Il mio pensiero può non essere condiviso, ma l'idea che mi sono fatto è questa. La situazione è estremamente pesante. Il calcio è lo specchio del paese e della società. In questi giorni dopo i fatti di Catania si parla, si parla tanto, troppo e inutilmente. Salottini patetici, festival della retorica e del luogo comune. Sui giornali se ne leggono di tutti i colori, proposte, mea culpa a destra e a manca ma qualcosa ancora non esce da quelle bocche: la verità. Nessuno riesce a dire che per cambiare qualcosa veramente in questo schifoso paese bisogna tramortirlo. Bisogna privarlo per un pò di tempo delle sue droghe, dei suoi vizi, bisogna scendere allo stesso livello di quelle bestie che hanno ucciso quell'ispettore e che sui muri delle loro città gioiscono dell'evento. Bisogna ucciderlo il calcio, per qualche anno, per poi resuscitarlo quando le regole saranno scritte e fatte rispettare e non solo pensate. Alla base dell'educazione c'è una cosa fondamentale, la severità, il castigo, la privazione di ciò che si usa come pretesto per sfogarsi. Ai poliziotti che si sfogano col manganello venga tolto il lavoro e ai tifosi tutti venga tolto il calcio. Dopo un pò ci si abituerà della sua assenza come di tutte le cose che ci lasciano. Di seguito vi propongo un articolo scritto da Emanuela Audisio, giornalista de La Repubblica, nel quale all'interno c'è un'intervista fatta ad un Ultrà catanese:
"Lui c'era, lui c'è. Allo stadio e al Duomo. "Sono devoto". Lui ha fede: nel Catania, anzi nella curva nord, e in Sant'Agata, patrona della città. Lui oggi va in processione, porterà i ceri, farà penitenza. Onora la tua squadra e la sua santa. Doppio ultrà. Pazienza per la puzza di morte e di lacrimogeni. Per una celebrazione ormai decapitata e un po' assurda: sì alle bancarelle con lo zucchero filato, no ai fuochi d'artificio. Si tradisce la vita e poi ci si batte il petto. La città ci tiene alla sua messa: "Non è giusto privarci della nostra festa". Già, Sant'Agata. Occhi azzurri, volto non molto beato. Insidiata, imprigionata, torturata. Si ribellò al governatore romano Quinziano, che le fece tagliare i seni. Il ragazzo viene in moto, ha una giacca di cuoio nera, scarpe Nike, jeans, capelli scuri, fuma. Zona stadio, più in là altri ragazzi con tute da ginnastica e capelli con erezione da lacca. "Facciamo che mi chiamo Francesco". Va bene, facciamo. "Mi hanno sparato un lacrimogeno in faccia, non ci ho visto più, soffocavo, ho avuto paura". E allora? "Allora siamo entrati senza essere perquisiti. Pistole, razzi, bastoni. Nessuno ha controllato. Genitori? "Lavorano tutti e due. Gente brava, incensurata". Perché dici così? "Perché un amico che stava con me e che è stato trattenuto tutta la notte in questura ha il padre pregiudicato. Non sono stati gentili con lui, gli hanno anche gridato assassino, poi l'hanno lasciato andare. Ha 15 anni ". Ce l'avete con la polizia? "Da quando a Catania è arrivato il nuovo questore molte cose sono cambiate". Sei un giovane ultrà? "Sarò pure giovane, ma io curva nord ci vado da 12 anni. La squadra è tutto, ma Sant'Agata è ancora di più, chi viene da fuori non può capire. Io se vado in America per la festa della nostra santa tornerò sempre. Io stamattina mi sveglierò alle cinque, perché non voglio perdere la messa dell'Aurora e quando portano fuori Sant'Agata sarò lì a tirare il cordone lungo 120 metri. Faccio vedere?". Cosa? "Il tatuaggio sulla gamba: Nofaquie. Significa: non offendere la patria di Agata in quanto essa è vendicatrice delle offese ricevute. La frase è scritta sull'abside del Duomo. Io stanotte mica torno a casa. Sto fuori per la santa. Sono devoto". Hai idee politiche? "Destra, come la mia famiglia. Siamo tutti cittadini devoti". Palestra di una scuola superiore in zona Barriera, a nord della città. Si sta giocando una partita di volley. Un minuto di raccoglimento per l'ispettore Filippo Raciti. Un minuto sentito e rispettato. In campo ragazzi minorenni. Domanda: qualcuno di voi c'era l'altra notte? Si fa avanti un quindicenne, unghie mangiucchiate, capelli ricci, molto tifoso, genitori commercianti. "Era una situazione pazzesca. Ho dato aiuto ad un amico in difficoltà. L'ho fatto venire a casa, era malconcio. Quasi intossicato". Già, un amico in difficoltà. Pare di rivedere la stessa scena di quando a Firenze gli ultrà andarono in tribunale con sciarpe e scarpe viola insieme alle madri di "Pitone", "Morto" e "Vizia" a difendere i loro figli come fossero El Cid e non disgraziati che nel 1989 avevano bruciato con le molotov Ivan Dall'Olio, 14 anni, sfegatato del Bologna, ustioni sul settanta per cento del corpo. Guai a dirlo al ragazzo. Anche lui è devoto. Anche lui fila dalla curva per andare in processione. "Chiaro che mi metto il sacco e la scuzzetta". Il cappellino nero sul saio bianco. Tutti peccatori, tutti redenti. Sant'Agata prega per noi. Per questa città che festeggia e seppellisce, che fa prendere aria ai santi e la toglie ai vivi."
11 Comments:
Da una conversazione su Msn con Violet:
Violet scrive:
"nn t'ho fatto i complimenti perkè il post purtroppo nn può commentare
Franz scrive:
why nn si può commentare?
Sarah scrive:
è troppo.. vero
tutto quello ke si può aggiungere si può dire solo con il silenzio.
Grazie.
E' la dimostrazione che non tutte le persone sono votate ad essere delle buone persone. Che la colpa non è del calcio, e che il calcio non è di sicuro un modo per insegnare il rispetto. Che la repressione non ha senso, sia se lasciata al giudizio della coscienza, sia se applicata alla lettera. E' la dimostrazione che gli idioti sono ovunque e che non sono ne i primi, ne gli ultimi.
vabbè dai... sto zitto!
No Prof, hai detto cose verissime. Il calcio ultimamente ha distrutto il concetto di rispetto.
Ottimo Post Cosubbo! "Il calcio è lo specchio del paese e della società".in Italia ci sono pedofili in libertà, assassini, spacciatori in ogni angolo e ora....il vero problema sono gli stadi o meglio gli ultras.psicologi parlano parlano ma non sanno neanche che cosa sia una curva, come si comportano i poliziotti, non sanno che l'ultras ha un codice, un codice d'onore, i giornalisti se la prendono con i gruppi organizzati quando a Catania erano per la maggior parte ragazzetti fomentati, se fai parte di un gruppo devi rispettare delle regole, le sante regole ultras,il codice, non si distingue l'ultras dal cane sciolto.Stilano delle mappe sui giornali con nomi di gruppi ultras che si sono sciolti da tempo(e li identificano con un codice rosso) Si parla di MODELLO INGLESE, ma forse non sanno che in Inghilterra "lo scontro ultras" si è spostato di 2KM oltre gli stadi, basta che non ci sono le telecamere va tutto bene! il biglietto nominale una buffonata, ma se gli scontri accadono maggiormente in autogrill e piazze!In Italia solo l'olimpico è a norma! Tornando su Catania-Palermo...i palermitani sono arrivati allo stadio al decimo minuto del secondo tempo, trattenuti dalla polizia, ma se arrivavano prima?, io penso che il più si sarebbe evitato! Giocare di Venerdì alle 18? perchè? indovinate....I DIRITTI TELEVISIVI!
LA MORTE NON E' MAI GIUSTA, MA IN QUESTI GIORNI SI PARLA SENZA CONOSCERE, VOLEVO ESSERCI L'8 FEBBRAIO 1984,VOLEVO VEDERE I MEDIA QUANDO STEFANO FURLAN GIOVANE TRIESTINO VENNE COLPITO CON RIPETUTE MANGANELLATE ALLA TESTA DA UN AGENTE!
QUESTO E' IL MIO PENSIERO....
ONORE A FILIPPO LICURSI UCCISO DALLA SOCIETA'!
Permettimi un appunto cugì, il poliziotto si chiamava Raciti e non Licursi... comunque sono d'accordissimo sul fatto che chi sta formulando soluzioni non conosce niente dell'ambiente perchè se n'è sempre fregato degli ultrà veri e non violenti. Stiamo arrivando al capolinea e la colpa è di tutti.
è VERO....quello è Ermanno Licursi, è che tra il blog mio e il sito del gruppo di torre li ho citati un po' tutti, incluso DE FALCHI, SPAGNOLO e via dicendo... e me so impicciato!
Hai perfettamente ragione.
Ma pensi sul serio che la privazione possa risolvere il problema?
Io credo di no.
Certo, tentar non nuoce.
Ma rimango molto scettica.
Ormai il calcio non è più uno sport.
Salutoni
E concordo con Violet:
non c'è niente da dire
Fermarsi, riprendere fiato... è una mia teoria e spero che il denaro delle televisioni e dei contratti non la uccida. Un abbraccio Sara.
Quest'intervista, fatta dall'ottima Audisio, mi ricorda un meraviglioso quanto controverso quadro di Andy Warhol. Una enorme scritta bianca su sfondo nero "Repent and sin no more!" Pentiti e non peccare più. Qualche atto di dolore un paio di ave maria e una settimana di stop, ed eccoci tutti pronti a ripartiti, puri e candidi come gigli...
Io credo che i media tutti si stiano rendendo conto che sono arrivati allo sbando, i politici, le televisioni, i telegiornali, lo sanno che sono totalmente innocui alle orecchie di chi ha cervello e quindi parlano parlano parlano... quello che è accaduto nel mondo nel calcio ne è stato l'ennesima dimostrazione.
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